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Durante l’ultimo periodo estivo c’è stato un susseguirsi di manifestazioni sportive di importanza mondiale.
Il tricolore italiano è stato innalzato, più volte, sul podio più alto…
“La Gazzetta dello Sport”, autorevole quotidiano molto diverso dal “Corriere dello Sport” e da “Tuttosport”, ha pubblicato “Lo Sport secondo Papa Francesco”, un gradevole opuscolo dove il Sommo Pontefice, indiscusso leader mondiale, ha trattato dello Sport visto da un’ottica squisitamente spirituale, sociale e culturale, certamente non economica…
Gigi Donnarumma ha lasciato il Milan, Leo Messi il Barcellona, Cristiano Ronaldo la Juve, Romelu Lukaku l’Inter: tutti per meri motivi di danaro…
Personalmente del Mondo del Calcio mi sono sempre piaciute figure come i portieri Austutillo Malgioglio e Giuliano Terraneo o gesti come quello di Jurgen Klinsmann…
O, perché no?, come quello di Zbigniew Boniek che versò la sua quota Coppa dei Campioni alle famiglie delle Vittime dello “Stadio Heysel”…
Certo, il male fa più rumore del bene e di male ce ne tanto, di bene molto, ma molto, meno…
Nel libro sopra citato Papa Francesco ha raccontato che da bambino andava allo stadio con i suoi genitori a vedere le partite del San Lorenzo e che giocava in porta visto che era considerato un “pata dura”, letteralmente “gamba dura”, cercando di agguantare la “pelota de trapo” (“pallone di stracci”).
Francesco afferma che lo sport, quando è vissuto bene, è una celebrazione: ci si ritrova, si gioisce, si piange, si sente di “appartenere” ad una squadra.
“Appartenere” è ammettere che da soli non è così bello vivere, esultare, fare festa.
Il Santo Padre ricorda anche che la Chiesa ha sempre nutrito grande interesse verso il mondo dello sport: nello sport le comunità cristiane hanno individuato una delle grammatiche più comprensibili per parlare ai giovani. Si pensi a don Bosco e agli oratori salesiani ma anche a tutte le parrocchie del mondo, anche e soprattutto le più povere, nelle quali c’è sempre un campetto a disposizione per giocare e fare sport. Si sa che in ogni angolo del mondo, anche in quello più nascosto e più povero, basta una palla e tutto comincia a popolarsi e a sorridere.
Basti pensare agli Inter Campus…
Francesco afferma che il “campione” diventa, per forza di cose, un modello d’ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. E’ importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento possa incidere su migliaia di persone, citando la Nazionale Italiana di Calcio che, ogni anno, con il loro Ct passa, letto per letto, a trovare i bambini nell’ospedale del Bambin Gesù, anzitutto nel reparto oncologico.
Nel libro c’è spazio per Diego Armando Maradona (definito “poeta” dal Sommo Pontefice!), Gino Bartali, l’allenatore, Sant’Ignazio di Loyola, la Clericus Cup, le Olimpiadi, le Paralimpiadi, Marco Pantani, Reinhold Messner.
Ed anche la Lealtà di Gaetano Scirea, l’impegno di Pietro Mennea, il Sacrificio di Fiorenzo Magni, l’Inclusione di Muhammad Ali, lo Spirito di Gruppo di Al Pacino, l’Ascesi di Sergei Bubka, il Riscatto di Alex Zanardi.
La frase su cui Papa Francesco basa tutti i suoi ragionamenti è “Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca”.
E credo che nessun Interista, e sottolineo nessuno!, non approvi e non sottoscriva tale affermazione.
D’altronde Noi siamo Interisti, no?
EMILIO VITTOZZI