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INTERVISTA ALLO SCRITTORE TONINO SCALA
È Autore di diverse pubblicazioni tra cui: “Sud come sudore”; “Ti voglio bene Berlinguer”; “Con gli occhi aperti nella notte triste”; “Da onorata società a s.p.a -
E’ di pochii giorni fa l’uscita de “Lo spicciafaccende” (Il Quaderno Edizioni), per cui viene (giustamente) intervistato…
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– Scrivo la notte, non soffro d’insonnia, mi piace “zappare” sulla tastiera quando tutti dormono. Riesco così a riconciliarmi con il mondo.
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– Il mio non è un “giallo” vero e proprio; è un mistery in salsa napoletano, il morto c’è ma non si comprende bene se sia morto… Sarà il lettore a decidere. È un “giallo” atipico, che rompe gli schemi tradizionali di questo genere letterario. “Lo Spicciafaccende”, Mistero Napoletano, è ambientato a Napoli, nella sua immensa provincia, nelle sue mille contraddizioni. Ha come protagonista Mario, un ex poliziotto oramai disoccupato, dopo una emigrazione nel profondo nord, che decide di ritornare nella sua città, nella periferia napoletana ed inventarsi un mestiere: lo spicciafaccende. Che mestiere è? Tutto e niente. “Tutto” perché Mario è pronto a fare qualsiasi cosa pur di sbarcare il lunario e “niente” perché non è un lavoro specifico. Nel suo ufficio, una vecchia Punto della Fiat, aspetta clienti leggendo il giornale e risolvendo qualche cruciverba.
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– Provo a mettermi al fianco dei personaggi che creo e li lascio parlare. Li vedo, non li costruisco, li vedo proprio, come amo dire scrivo per non andare in analisi. Come sempre le storie, i personaggi escono da soli. Avevo da tempo pensato ad un personaggio un po’ strano e profondo, lo spicciafaccende. Che significa, difficile dirlo: lo spicciafaccende fa tutto e niente, vive di espedienti. È lì in macchina che aspetta, aspetta clienti. La macchina, una vecchia Fiat Punto con uno stereo arrangiato, è il suo ufficio. A dire il vero non solo l’autoradio è arrangiata, ma tutta la sua vita.
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– Nessun rito, se non la voglia di costruire, intorno al territorio che è sempre protagonista dei miei libri, qualcosa di reale. Provo ad essere onesto. Non saprei scrivere qualcosa di non vero. I protagonisti dei miei libri sono inventati, ma veri… Ho bisogno di un medico dirai, carissimo Emilio, forse sì, ma è così difficile spiegarlo, bisogna leggerli, comprenderli e mettersi al loro fianco. Umanità a gogò come la nostra Napoli.
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– Maggià mettere ‘a scrivere io una canzone? Nooo, ad ognuno il suo mestiere . Le canzoni del libro sono scritte dallo spicciafaccende, che tra le tante cose, per sbarcare il lunario, scrive anche canzoni neomelodiche, ma questa è un’altra storia.
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– Buono, nel senso che non mi prendo collera quando scrivono che un mio libro non gli è piaciuto; quando scrivi, quando produci un’opera dell’intelletto, non sempre riesci ad esternarla in modo comprensibile. La critica fa parte del gioco e scrivere è proprio un gran bel gioco.
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– Una serata di “resistenza” attiva, occupazione di uno spazio negato, una serata di speranza, un momento di cultura di reazione. Abbiamo provato a mettere nel cassetto il “nonsipuotismo “ dilagante che regna dalle nostre parti. Musica, spettacolo e un libro per solidarietà: l’intero ricavato della serata, infatti, verrà devoluto all’acquisto degli scaffali per la biblioteca dedicata ad una vittima innocente di camorra. Commuovente l’incontro con il padre di Annalisa Durante… Lo spazio Forcella, con annessa biblioteca, è un luogo da frequentare, da riprendersi: deve diventare il centro, il fulcro di un quartiere che ha paura. A volte una canzone e un libro possono fare tante cose.-
EMILIO VITTOZZI