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DINNANZI AD UNA TORTA DI COMPLEANNO, CON DUE CANDELINE ROSSE CHE FORMANO IL NUMERO 59…
Mi chiamo Emilio Vittozzi, nato a Napoli il 13 febbraio 1958 da un padre juventino, fan di Omar Sivori, e con un fratello (minore) milanista, amante di Gianni Rivera.
Sempre, e sottolineo sempre, mi sono sentito Interista, fieramente Interista!
Anche quando il 25 maggio 1967 perdeva la finale di Coppa dei Campioni con il Celtic Glasgow, per 2 a 1.
Anche quando il 3 luglio 1977 perdeva la finale di Coppa Italia con il Milan, per 2 a 0.
Anche quando perdeva il 21 luglio 1997 perdeva la finale di Coppa UEFA con lo Schalke 04, per 4 a 2.
Anche quando il 5 maggio 2002 perdeva l’ultima partita con la Lazio, per 4 a 2, sfiorando uno scudetto… già vinto.
Anche quando l’Inter acquistava giocatori come Caio, Sforza, Hajan Sukur, Vampeta, Dell’Anno, Domoraud, Gilberto, Pancev, Pistone, Lambert, Silvestre, Gresko, Dalmat, Georgatos, Conceicao, Farinos, Vivas, Rivas, Brechet, Lamouchi, Luciano, Ranocchia, Mariga.
Perché sono convinto che sono 3, e solo 3, le cose che nella vita non si possono cambiare: la mamma (cioè la donna che ti ha “concepito”), i figli (cioè i frutti del tuo “concepimento”), la squadra del cuore (cioè quella compagine i cui colori sociali ti fanno venir la pelle d’oca, le lacrime agli occhi, un’euforia o una depressione senza limiti).
Si può cambiare idea sul Partito, sul Sindacato, sul cibo, sulle preferenze sessuali, sui gusti musicali e letterari; si può cambiare lavoro, casa, auto, coniuge ma non la squadra del cuore (a meno che tu non sia Emilio Fede…)!
Quotidianamente sono cresciuto a pane, latte e “Gazzetta dello Sport”, con contorno settimanale del “Guerin Sportivo” e mensile di “Inter Football Club”; oggi il pane e latte non mi mancano, unitamente alla “Gazzetta dello Sport” e al “Guerin Sportivo”; solo “Inter Football Club” non c’è più…
Eppure per tanti, tanti, tanti tifosi nerazzurri “Inter Football Club” era un’ancora di salvezza, un’oasi di felicità, una boccata di ossigeno: con quello strumento ci si conosceva, ci si informava, ci si incontrava…
Nel 2000, poi, vinsi il Concorso Nazionale “Tifoso dell’anno” indetto dalla Redazione di “Inter Football Club”: il premio? Foto ad Appiano Gentile con Ronaldo ed intervista ad “Inter Channel”…
Faccio parte di quell’enorme gruppo di nostalgici innamorati di un Calcio che non c’è più…
Noi che riconoscevamo i calciatori anche se sul retro della maglietta non c’era scritto il nome…
Noi che pranzavamo con la trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” con Enrico Ameri “dal campo principale”, con Sandro Ciotti con “spalti al limite della capienza in ogni ordine di posto” e l’autorevole voce di Roberto Bortoluzzi…
Noi che vivevamo in attesa della trasmissione televisiva “90° minuto” con le paterne figure di Paolo Valenti e Maurizio Barendson, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Carino da Ascoli, Stroppa da Bari…
Noi che amavamo Beppe Viola…
Noi che agli appuntamenti c’eravamo sempre tutti anche senza telefonini, sms, internet, email…
Si, sono innamorato di due colori, il nero e l’azzurro, a righe verticali!
Una maglia talmente amata da divenire un… sogno per milioni e milioni di persone; ricchi e poveri, belli e brutti, anziani e giovani, credenti e no, del Nord e del Sud, ma tutte innamorate.
Noi che rappresentiamo l’ultima emozione del Mondo del Calcio, l’ultima poesia…
Noi che ancora sappiamo soffrire, ancora piangiamo o impazziamo di gioia…
Cosa sarebbe una Società senza tifosi?
Noi che sopportiamo tutto per… un’ora d’amore (Matia Bazar docent)…
EMILIO VITTOZZI