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                          Champions League 2010/11

               Quarti di finale

                  Martedì  05 Aprile 2011 20:45   Inter 2  Schalke 04  5             

Una stagione spazzata via in 4 giorni. Del «triplete» ottenuto l'anno scorso con  Mourinho, all'Inter ormai resta credibilmente da difendere soltanto la Coppa Italia. La sentenza scritta Martedì sera dallo Schalke con la nettissima vittoria di San Siro è più infamante e definitiva del successo del Milan nel derby di campionato: se per lo scudetto brilla ancora un lumino di speranza, non vediamo fiammelle di resistenza per la Champions League perché a Gelsenkirchen non basterà neppure una missione impossibile come contro il Bayern. L'addio all'Europa pare una formalità, i campioni hanno ballato un anno e se ne stanno per andare, seppelliti da un 5-2 che è tra le lezioni più indigeste di sempre.

La verità è che senza difesa non si va da nessuna parte e l'Inter di questi tempi non ha più una difesa, non pensiamo soltanto per l'assenza di Lucio: hanno ceduto tutti, impaperati come principianti dietro al centrocampo che è un colino dai buchi grandi, praticamente inservibile. In due partite i nerazzurri hanno incassato 8 gol e potevano essere molti di più. Contro il Milan si disse che Leonardo aveva osato troppo schierando una formazione leggerina, contro lo  Schalke  l'ha modificata ed è stato un disastro anche peggiore cui si è aggiunta la mollezza dell'attacco dove Eto'o si è presa un'altra pausa e Milito è tornato al gol, sbagliando però quello che all'inizio della ripresa avrebbe portato sul 3-2 l'Inter e allora chissà. E' una rovina, e pensare che era cominciata benissimo. Dopo 25 secondi il match aveva già subito la prima svolta e in quel modo poi. Sul lancio di Cambiasso, il portiere Neuer era uscito di testa in tuffo fuori area per anticipare Milito e rinviare lontano: Stankovic dalla linea di centrocampo aveva calciato al volo centrando la porta vuota.

Un gioiello di coordinazione e di gittata. Per chi lo subisce, un gol del genere è uno sberleffo. I tedeschi ci passavano sopra. Se il gol preso dopo un minuto nel derby aveva minato la sicurezza dell'Inter, quello inferto con altrettanta fretta allo Schalke non ha intimidito i tedeschi. Questione di carattere o di freschezza? Lo Schalke manovra bene in attacco, dove Raul è ancora mobile e gli altri fanno girare il pallone con la velocità necessaria per creare con pazienza il varco giusto. Sette tiri nello specchio della porta contro tre dell'Inter nel primo tempo misurano quanto ai tedeschi sia stato semplice presentarsi dalle parti di Julio Cesar.

Il pareggio veniva al 17' in un mischione favorito dalla marcatura lassa di Stankovic su Papadopoulos e dalla scarsa reattività sulla respinta di Julio Cesar: Matip, quello che si era fatto scappare Milito sul primo gol, era il più lesto a battere in porta. Si capiva che la notte della sofferenza era apparecchiata. I tedeschi infilavano varchi come autostrade soprattutto da sinistra dove a Maicon non dovevano neppure chiedere il permesso per infilarlo e andare al cross. Cominciava la sarabanda (Julio Cesar evitava di piede il raddoppio di Jurado) e la rete di Milito, smarcato da Cambiasso in fondo all'unica azione geniale della partita, era illusoria. Lo Schalke aveva troppa facilità nell'andare in porta. Edu, per il pareggio, passava a velocità doppia Chivu ed era in anticipo pure su Ranocchia nel riprendere la respinta del povero Julio Cesar, simile al San Sebastiano trafitto dalle frecce. La ventata di inizio ripresa, con le reti mancate da Milito e da Eto'o nei primi tre minuti, non bastava a impaurire. Era sufficiente un numero d'esperienza di Raul tenuto in gioco da Zanetti per confermare la fragilità di Chivu e Ranocchia: lo spagnolo, che non aveva mai segnato all'Inter nel Real Madrid, c'è riuscito con lo Schalke mettendo alle spalle Inzaghi tra i cannonieri europei di tutti i tempi. Era un massacro che si incrudeliva dopo l'espulsione di Chivu (ancora come con il Milan): l'autorete di Ranocchia e il gol di Edu ne fissavano soltanto la dimensione.    

 

 

 

 

 
                                                                                                                                             
 
                                           
 
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