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8a giornata Domenica 23/10/2011 ore 15,00
Inter 1 Chievo 0
Dopo i voli con Napoli e Catania, l’operazione risalita pare
definitivamente partita. La parete da scalare resta alta, ma l’Inter
pianta il primo picchetto e inizia a salire. La parte piu dura del
"muro" si presentera contro la Juve, ma per oggi la squadra di Ranieri
non mette il piede in fallo, superando il Chievo e preparandosi alla
trasferta di Bergamo. Contro i veronesi decide un gol di testa di Thiago
Motta, che fa svanire l’incantesimo San Siro, dove i nerazzurri non
avevano ancora segnato in questo campionato. Ranieri riparte dalle
certezze di Lilla (stesso 11 iniziale) e dalle armi arci-note: le
discese di Maicon, le invenzioni di Sneijder, qualche lampo del
"guastatore" Zarate, la ritrovata sicurezza della difesa. Rispetto a
Lilla, segnali incoraggianti nella personalita della squadra. Stavolta
l’Inter non retrocede e non corre pericoli. Certo, la giornata non
proprio di grazia dei "mussi non volanti" aiuta.
IL GOL — Nel tabellino marcatori c’e Thiago Motta, ma c’e molto
di Sneijder nel vantaggio nerazzurro. Sono passati 33 minuti quando
Maicon converge da destra a suo modo: rimedia una punizione, che
l’olandese batte alla grande superando la barriera. Ci vuole un gran
Sorrentino per mandare in angolo. Dal corner si ripropone Sneijder, che
piazza il cross per il colpo di testa vincente di Motta (e anche per
queste cose che il rientro dell’italo-brasiliano e importante). Thiago
va in alto, mentre Bradley colpevolmente lo lascia saltare: 1-0 e tanto
bastera.
DOMINIO MAICON — Nelle prime gare della gestione Ranieri spesso
il gol era stato il segnale di "fine delle trasmissioni". L’Inter
retrocedeva di 20 metri, lasciando il campo agli avversari: stavolta
invece la rete pare "liberare" i nerazzurri. Pazzini potrebbe fare 2-0
subito dopo, ma sbaglia il pallonetto, Zarate impegna Sorrentino,
l’Inter in generale si distende meglio, dopo una prima mezz’ora
praticamente senza tiri in porta. Nella ripresa e un Maicon show, che
gode di buona liberta sulla destra e la sfrutta tutta: tiri pericolosi,
una traversa, contropiede avviati e conclusi. E lui il primo attaccante
dell’Inter, visto che Pazzini aspetta palle buone che arrivano
raramente, mentre il subentrante Castaignos spreca quella che gli serve
Stankovic. Per il resto cresce l’intesa Sneijder-Zarate ("Mi piace
giocare con lui", ha detto in Gazzetta l’olandese): all’argentino manca
ancora il tempo giusto per tiro e assist. Lo trovera? In difesa Chivu si
conferma su alti livelli, mentre a centrocampo manca ancora parecchia
corsa.
FORZA INTER
LA NUOVA CURA " RANIERI " STA INIZIANDO A DARE I PRIMI RISULTATI
Come possono cambiare, quanto
possono cambiare le cose in un mese. Circa trenta giorni fa, Claudio
Ranieri si presentava ad Appiano Gentile e appoggiava in Pinetina la sua
cassetta degli attrezzi virtuale, quella del Tinkerman arrivato
da Roma per riparare la valanga di guasti che l'Inter aveva riportato
dalla gestione Gasperini. Eppure, dopo un mese già il vento sta
cambiando. L'aggiustatutto di San Saba ieri, contro il Chievo, ha
regalato al popolo di San Siro l'ormai antica e quasi dimenticata gioia
di un gol tra le mura amiche, l'abbraccio con il vicino di posto al
'Meazza', l'urlo liberatorio che al termine del primo tempo ha fatto
implodere la Scala del Calcio. Emozioni che stavamo pericolosamente
smarrendo e che abbiamo ritrovato. Ma non è tutto, anzi, è nulla.
L'Inter di Ranieri nel suo tornare a vincere nel fortino casalingo ha
lasciato tanti messaggi assolutamente positivi, come quando ricominci a
mangiare con regolarità dopo un lungo periodo di febbre.
Qualche esempio è necessario
per rendere l'idea. La difesa ha ritrovato sicurezza, Lucio ha
(finalmente!) il freno a mano tirato, Maicon a destra scendeva come se
fosse posseduto dal demonio (e lo stesso era accaduto contro il Napoli:
buon segno, vuol dire che un caso non è), Chivu era sereno come se fosse
a cena con la fidanzata nel suo habitat naturale, Thiago Motta ha
gestito il centrocampo con Cambiasso dando ritmo e qualità, due
ingredienti che ci mancavano da tempo, Zanetti ha dato un apporto come
sempre straordinario ma stavolta più intelligente, poi un attacco dove
Zarate prende sempre più coraggio e a Pazzini è mancata solo la palla
giusta per bissare Lille. Tutte note straordinariamente positive,
alla quale ne va aggiunta una a parte chiamata Wesley Sneijder. Non lo
vedevo così voglioso di spaccare tutto da quando c'era Mourinho. Lo
percepivi dallo sguardo, dalla volontà di essere al centro di ogni
azione, dalle cannonate appena vedeva uno spicchio di porta, dal
rimanere in campo per il riscaldamento finché non ha messo dentro quel
benedetto pallone nei tiri conclusivi. Ci stiamo riprendendo un altro
campione.
Insomma, ci sono tanti aspetti
in miglioramento che fanno ben sperare. Non prendere gol è sempre
piacevole, poter gioire a San Siro è un qualcosa che francamente non
avremmo voluto 'dimenticare' e che adesso vogliamo diventi la solita,
piacevole abitudine, magari già da sabato contro quelli là, senza
ovviamente dimenticare che a Bergamo bisognerà andare con il coltello
fra i denti per prendere punti a una squadra in salute. Tra tattica e
pratica le buone notizie abbondano, ovviamente i problemi ci sono ancora
e non ci esaltiamo troppo, ma il processo del Tinkerman Ranieri
sta procedendo come deve: sarà necessario lavorare su tanti aspetti, da
quello prettamente fisico fino a un gioco vero e proprio che deve ancora
arrivare, ma per uscire dalla convalescenza gli attrezzi utilizzati da
Sor Claudio sono quelli perfetti. Tornare a sentire il ruggito di
San Siro e dei leoni nerazzurri è stato estremamente sollevante e
piacevole, anche perché chi ha dimenticato le assenze ora sta capendo
che dire: "Mancavano Maicon, Thiago Motta, Sneijder e Stankovic" non è
una giustificazione o una barzelletta, ma un problema vero come lo
sarebbe per il Barça se alla domenica mancassero loro Xavi, Iniesta,
Messi e Daniel Alves, tanto per intenderci.
E' stata quindi la domenica del
sorriso ritrovato e dell'Inter che sta scalando la classifica. Sorriso
ritrovato ma purtroppo solo in parte. Doveroso è infatti un accenno alla
tragica scomparsa sul circuito di Sepang di Marco Simoncelli, un pilota
e uno sportivo che aveva il dono più prezioso che una persona potesse
avere, specialmente se pubblica e quindi esempio per tutti, ovvero il
sorriso. Morire a 24 anni su due ruote è un qualcosa di estremamente
drammatico, che fa comprendere quanto sia dura la vita. Il minuto di
silenzio non basterà mai a far comprendere il dolore che possa provare
ogni persona razionale, ma contribuisce a far rimbombare le emozioni e
la gioioisità di un ragazzo scomparso nel modo più drammatico nel cuore
di chiunque lo sport lo ama per davvero, come lo amava Marco. Alla
follia. Addio, Sic. Chi ama lo sport e il sorriso non potrà
dimenticarti.
FORZA INTER ...